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PROGETTO METROPOLI

La Berlino espressionista

di Antonella Gargano

Formato: 15x21 cm
Rilegatura: 
Brossura filo refe
Pagine: 272

Euro: 23,00
ISBN:
 9788897634140

Il cuore dell’espressionismo coincide con il cuore della Prussia: è Berlino, capitale dell’Impero gu-glielmino, il luogo di quella generazione che si definisce nuova per eccellenza. Qui hanno la loro sede editori come Fischer e Cassirer e case editrici “più giovani e autenticamente espressioniste”. Qui si inaugurano mostre e si aprono gallerie che espongono la nuova arte. Qui sono i cafè ai cui tavoli siedono, discutono, fondano gruppi e proclamano ‘secessioni’ poeti e artisti. Qui, infine, fa la sua prima comparsa in Germania il termine espressionismo nel catalogo della XXII esposizione della Berliner Secession. Lo specifico berlinese di questa avanguardia è costituito in larga misura dalla sua sostanza metropolitana, dal suo incontro entusiastico e, insieme, dal suo scontro violento con la città: una città la cui fisionomia stava vivendo in quegli anni profonde modificazioni nel processo di trasformazione in grande capitale. Ma la particolarità del territorio berlinese con le sue estese aree verdi e i suoi cinque fiumi ingloba anche questi spazi di natura nella fisionomia della città espressionista. Il perimetro della città in cui gli espressionisti si muovono, gli spazi che attraversano e usano, sono quelli della nuova Berlino in movimento con il suo rapido sviluppo urbanistico, il determinante spostamento dei centri di gravità della vita cittadina e la sua ramificata rete di mezzi di comunicazione. È questa la Berlino di pietra ricostruibile sulle mappe e sui documenti dell’epoca. Accanto a questa topografia urbana reale è tuttavia possibile tracciare una seconda mappa − che chiameremo la Berlino delle parole, ma potrebbe essere la Berlino delle immagini o dei colori − che viene a costituirsi dall’interno dell’offcina espres-sionista, dalla ricostruzione che ne fanno scrittori, artisti e intellettuali. Le diverse componenti della città, le singole voci della mappa reale ritornano in una registrazione sorprendentemente capillare che non sembra lasciare tessere vuote, almeno per quanto riguarda le sue strutture più fortemente simboliche, ma le restituisce − tanto nell’atteggiamento di slancio verso tutto ciò che di moderno significa la metropoli, che in quello della sua contestazione e del suo rifiuto − attraverso una lente deformata e distorta.

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